Miscellanea testi
Regina viarum dalle "Selve" di Publio Papinio Stazio (40-96)
PUBLIO PAPINIO STAZIO
SILVAE
Liber Secundus
Villa surrentina Pollii Felicis
6 ….Huc me post patrii laetum quinquennia lustri,
cum stadio iam pigra quies canusque sederet
pulvis, ad Ambracias conversa gymnade frondes,
trans gentile fretum placidi facundia Polli
10 detulit et nitidae iuvenilis gratia Pollae,
flectere iam cupidum gressus, qua limite noto
Appia longarum teritur regina viarum….
(dal testo in latino adottato da A.Traglia in “Opere” di P.P.Stazio)
PUBLIO PAPINIO STAZIO
SELVE
Libro Secondo
La villa sorrentina di Pollio Felice
6 ….Dopo le feste quinquennali che si tennero nella mia città natale,
quando nello stadio ristagnava un sonnolento riposo e uno strato
di bianca polvere essendo gli atleti vòlti alle corone di Ambracia,
attraversato il mio diletto mare, qui approdai lieto,
10 mosso dall’eloquenza del mite Pollio e dalla giovanile grazia
della splendida Pollia, ansioso di volgere i passi là dove,
per un noto sentiero, si snoda l’Appia, regina delle lunghe vie….
(dal testo “Selve” di P.P. Stazio a cura di Luca Canali, Armando Dadò Editore)
Una poesia di Thomas Hardy (1840-1928)
La Via Romana.
La Via Romana corre dritta e nuda
Come la pallida riga tra i capelli
Attraverso la terra incolta. E uomini assorti
Confrontano i suoi giorni d’Ora e d’Allora,
E scavano, e misurano, e paragonano;
Immaginando nell’aria vuota
Legionari col casco, che fieramente alzano
L’Aquila, mentre calcano ancora
La Via Romana.
Ma nessun legionario alto con il casco
Appare a me sulla strada. Vi sorge invece
La sagoma di una madre chinata su di me,
Che guida i miei passi d’infante, come al tempo
Che camminavamo su quell’antica strada trafficata,
La Via Romana.
(traduzione di Giovanni Giuseppe Antamoro – 2008)
Un pensiero di Massimo Pallottino (1909-1995)
La testimonianza sensibile colpisce la fantasia assai più delle memorie e delle tradizioni, che hanno bisogno di uno sforzo intellettuale riflesso.
L’oggetto antico, o soltanto vecchio, ha un suo fascino immediato quasi intuitivo.
Vogliamo dire che l’attrazione dell’archeologia è, alle sue radici, tutta qui: nel poter passare una soglia che fu calpestata infinite volte dai contemporanei di Socrate o di Cesare; reggere una coppa che toccò, effettivamente, le loro labbra; vederli raffigurati in un rilievo o in una pittura così come li vide l’antico artefice ignoto che l’effiggiò.
Fluidi misteriosi promanano da queste pietre, da questi oggetti, da queste immagini, annullando l’abisso del tempo.
Un libro di Steven Saylor
A Murder on the Appian Way, 1996 (edizione originale)
Meurtre sur la Voie Appia, traduit de l’américain par Arnaud d’Apremont.
10/18, Grands détectives, Editions Ramsay, 2001, 425 pp.
(Edizione in francese)
….”Gennaio 52 prima della nostra era. Roma trema. Roma tuona.
Tramite bande e partigiani interposti, il populista Publio Caio ed il suo nemico giurato, il patrizio Tito Milon, si contendono il controllo delle elezioni popolari.
E quando Clodio viene assassinato sulla via Appia, la città s’infiamma. Imboscata? Attacco premeditato?
In questa tormenta, solo un uomo saprà rimanere retto e integro, Gordiano, che il generale incarica dell’inchiesta.”